Gli esordi da “pirati” dell’etere di Paolo Romani e Marco Taradash

Gli esordi da “pirati” dell’etere di Paolo Romani e Marco Taradash. I pionieri in Italia furono Renzo Villa (Antenna 3 Lombardia), Peppo Sacchi (Telebiella), Carlo Drapkind e Virginio Menozzi (Radio Parma), Angelo Borra (Radio Milano International), Pietrangelo Gregorio (Telenapoli/Telediffusione Italiana), Marco Taradash e Paolo Romani (Radio Libera Livorno e e Tvl Antenna 42 Livorno). Se Renzo Villa, Peppo Sacchi, Carlo Drapkind, Virginio Menozzi, Angelo Borra e Pietrangelo Gregorio sono entrati nel mito, Paolo Romani e Marco Taradash sono entrati in Forza Italia (e poi in Ncd, Taradash), non è la stessa cosa…

TELELIVORNO

Paolo Romani è stato un pioniere delle radio e delle tv locali, ancora prima del “suo capo” Berlusconi. Per tanti anni lo incrociavo quando era direttore ed editore di radio e tv locali, la sua parola d’ordine era “mai con Berlusconi”. Quando Silvio scese in campo Romani si candidò con Berlusconi (ed è ancora oggi in Parlamento), gli domandai come mai, la risposta di Romani fu “un giorno ti spiegherò”. Sono passati oltre vent’anni e Paolo Romani non me l’ha mai spiegato…

Paolo Romani donnaiolo, “puttaniere” (come l’ha definito un giornalista), Paolo Romani fautore delle libertà delle radio e tv locali, poi con la legge del digitale terrestre ha danneggiato tante emittenti. Paolo Romani anticomunista, fautore di una rivoluzione liberale (che però non è mai stata realizzata da Forza Italia). Non lo vedo da qualche anno, al di là di visioni politiche e radio-televisive divergenti, di qualche screzio sono quasi sempre riuscito a dialogare con lui, persona simpatica ha risposto ad un mio tweet con una frase che conferma la stima reciproca: “vecchio brigante sei sempre in pista”.

Su questo blog pubblico una mia vecchia intervista a Paolo Romani e un articolo di Ruggero Righini sugli esordi di Paolo Romani nel 1975 come editore radiofonico.

Paolo Romani

IL PIU’ BERLUSCONIANO DEI BERLUSCONES

di Massimo Emanuelli

(L’Opinione delle Libertà, 13/3/2001)


Paolo Romani è stato, unitamente a Marco Taradash, il fondatore di Radio Libera Livorno e di Tvl 42 Antenna Libera 
Telelivorno, storica emittente che trasmetteva del 1974, presidente della TeleLivorno spa, quando Tvl cessò le trasmissioni, è poi vicino a Nicola Grauso, in Sardegna, vive la fase pionieristica di Videolina. Negli anni ’80 venne chiamato dall’editore Peruzzo a dirigere la neonata Milano Tv, prima, e Rete A, poi è editore di Millecanali, quindi viene chiamato da Salvatore Ligresti per dirigere Telelombardia. Infine è editore di Lombardia7, fino alla sua “discesa in campo”. 

PAOLO ROMANIPaolo Romani nasce a Milano il 18 settembre 1947: “nacqui in piazza Aspromonte, mi ricordo che era una Milano ancora in crisi a causa del dopoguerra, io avevo il privilegio di avere il bagno in casa, privilegio di pochi. Ricordo ancora che in piazza Aspromonte c’erano i bagni pubblici”. Romani frequenta le scuole elementari a Milano “precisamente fino alla terza elementare, poi mi trasferii a Monza con la mia famiglia, qui terminai le elementari, indi mi iscrissi alle scuole medie, quindi il liceo classico, conseguii il diploma”. Altro trasferimento famigliare in quel di Livorno, qui consegue il diploma di maturità classica, poi frequenta l’Università di Pisa. Nel 1974 inizia a lavorare a Telelivorno, una delle primissime televisioni private italiane, si può anzi dire che Telelivorno, dopo la mitica Telebiella, è stata la seconda emittente privata italiana. I suoi studi erano in un capannone in Via Fumaioli 25. Inizialmente l’emittente avrebbe dovuto funzionare via cavo, ma i costi elevati e le enormi difficoltà tecniche e burocratiche conseguenti alla cablatura suggerirono in seguito di passare alla trasmissione via etere. Le fibre ottiche erano ancora di là da venire, così come gli apparecchi dotati di presa Scart, quindi l’unico modo per far arrivare il segnale nelle case dei livornesi fu l’utilizzo del normale cavo coassiale a 75 Ohm, alimentato da un modulatore sintonizzato su un canale televisivo VHF: chilometri di cavo e un numero enorme di amplificatori di segnale per compensare le perdite che, dopo qualche centinaio di metri, rendevano difficoltosa la ricezione. A TVL allora prese corpo l’idea di utilizzare, anziché il Castellaccio, il Monte Serra. Le ragioni di questa scelta erano evidenti: gli impianti RAI che servivano gran parte delle province di Livorno, Pisa e Lucca erano lì. Ciò significava avere a portata di mano un bacino d’utenza assai più vasto, nella speranza che le antenne usate per ricevere la tv pubblica potessero servire a ricevere anche TVL che, nel frattempo e in virtù della speranza di uscire dalla dimensione cittadina, aveva leggermente cambiato nome, passando da “Telelivorno” a “TVLibera”. La stampa locale iniziava a dare le prime notizie sull’attività delle nascenti TV libere, sottolineando che entro poche settimane “i livornesi avrebbero avuto nei loro televisori quattro canali anziché due”. Il 15 gennaio 1974 alle ore 20,30 sul TV LIBERA TELELIVORNOcanale 42 compare per qualche minuto una “Carta Retma”, cioè un monoscopio, seguito da un annuncio letto da Paolo Romani, presidente della Telelivorno spa, che comunicava che quel giorno TVL e altre emittenti aderenti alla A21, un’associazione che con questa sigla si ispirava all’Art. 21 della Costituzione e al fatto che erano 21 le tv iscritte, iniziavano a trasmettere programmi regolari. La prima dichiarazione d’intenti di una battaglia contro il regime di monopolio in cui operava la RAI, e che avrebbe portato alla nascita di nuove emittenti, circuiti, consorzi, reti e via dicendo. L’esperienza di TVL durò poco più di due anni, e molte delle persone che contribuirono alla sua fondazione e alla sua crescita proseguirono poi a lavorare in radio o in televisione.
Paolo Romani, giornalista, editore, è stato uno dei primi in Italia, anzi il secondo, dopo Peppo Sacchi, qualche mese dopo l’avvio di TeleLivorno – Tv Libera, Giacomo Properzy vendeva a Silvio Berlusconi, Telemilanocavo. Stando a quanto scritto da Aldo Grasso nella sua Storia della tv, Telemilanocavo nella gestione Berlusconi, iniziò le proprie trasmissioni il 24 settembre 1974. Se le date sono esatte, si può quindi dire che Romani ha anticipato il suo futuro Presidente.
Nel 1976 Romani torna a Milano: “ritrovai una Milano che non riconoscevo più, una città cresciuta, ma in preda al terrorismo, la sera nessuno usciva più di casa, la metropoli era blindata, era una Milano scura, piena di smog, con le macchine che alla mattina erano tutte nere”. Nella sua città natale è fra i fondatori di Milano Tv, emittente cult, che trasmette molti film, “vi era inoltre un telegiornale molto radicato sul territorio. Nella seconda metà degli anni ’70 mi capitò di dovere dare in anteprima, spesso anticipando la Rai, le notizie di attentati compiuti dalle Brigate Rosse e da altri gruppi terroristici in città”.

Paolo Romani a Milano Tv

Sul finire degli anni ’70 Milano Tv si trasforma in Canale 51, negli anni ’80 si trasforma in Rete A, e Paolo Romani rimane con l’editore Alberto Peruzzo in qualità di direttore generale di Rete A, carica che manterrà fino al 1985 “La Milano degli anni ’80 – ricorda Romani – fu indubbiamente più creativa, sorridente, vitale, era la famosa Milano da bere dei socialisti”. Quindi il passaggio a Telelombardia: in qualità di direttore generale: “ricordo la Milano di Pillitteri, molto gioviale, moderna, proiettata verso le novità”
Gli anni ’80 passeranno alla storia come gli anni della creatività ed un creativo come Paolo Romani non può stare fermo: oltre a lavorare per le televisioni commerciali Romani è, sempre fra i primi in Italia, editore di riviste specializzate di informatica e comunicazione, fondamentale per lui anche l’esperienza a Millecanali. 

Negli anni a cavallo fra gli ’80 e i ’90 Romani viene chiamato Salvatore Ligresti a guidare Telelombardia: “nel 1989 seguii anche la rivoluzione rumena, poi la guerra della ex Jugoslavia e i conflitti Iran-Iraq, esperienze indimenticabili”.  Ma Romani lascia Telelombardia per mettersi in proprio, con  Lombardia7, esperienza che durerà fino al 1995.  Gli anni di Lombardia7. Romani rileva due piccole televisioni, Canale 55 Lombardia (55 Lombardia) e Lombardia Tv ed altre minuscole tv (Art Milano e Retemilano Trb) e parte con la nuova avventura, la sua emittente propone un tg (Tg7 News), molte televendite, telenovelas (il suo piatto forte fin dai tempi di  Rete A), cartoni animati (primo in Italia a mandare in onda la serie Dragon Ball) programmi sportivi (uno condotto da Helenio Herrera e Niels Liedhom), ma il programma cult dell’emittente resta

Vizi privati… pubbliche virtù, streap casarecci condotti dalla scatenata Maurizia Paradiso.

Romani, che ha fama di donnaiolo, si affida a un trans, è la fortuna della sua tv che viene identificata con questo programma e con il personaggio della Paradiso. Inizia una serie di polemiche con i cattolici di Comunione e Liberazione (che poi Romani ritroverà in Forza Italia) e molte leggende metropolitane (mai smentite dagli interessati): Romani e la Paradiso sostituiscono  Pino Callà Umberto Smaila nel programma Colpo Grosso, rispettivamente nel ruolo di produttore e conduttore, pare che ad un certo punto vi sia stata una furibonda litigata fra la Paradiso e Romani, finita in scontro fisico. L’avventura della Paradiso e di Lombardia7 finiscono, per Romani arriva la folgorazione politica:

Deputato dal 1994 (eletto nel collegio di Cinisello Balsamo), vice-presidente della Commissione Difesa e membro della giunta delle elezioni, oltre che componente delle commissioni finanze e difesa, e della commissione per il riordino del sistema radiotelevisivo. Rieletto nel 1996 (collegio di Cinisello Balsamo) e nel 2001 (collegio di Busto Garolfo) membro della IX Commissione permanente trasporti, poste e telecomunicazioni e capogruppo della Commissione bicamerale per la vigilanza dei servizi radiotelevisivi. Ha ricoperto il ruolo di membro del consiglio direttivo di Forza Italia alla Camera.  Dal 1998 al 2005 segretario di Forza Italia per la Regione Lombardia, poi sostituito da Mariastella Gelmini), viene rieletto nel 2006 nel collegio di Busto Garolfo (Lombardia III) partecipa alla stesura della legge Gasparri sul sistema radiotelevisivo e viene nominato assessore del Comune di Monza,

“Da giovane nel periodo livornese avevo simpatizzato per i liberali, era il 1968, con la gioventù liberale organizzammo una manifestazione per Jan Palach, ricordo che prendemmo molto botte dai comunisti, ma eravamo contenti per avere partecipato ad una manifestazione di impegno civile. Aderire nel 1994 a Forza Italia fu spontaneo, Berlusconi è un liberale”. Alla mia affermazione che Paolo Romani si può considerare l’unico baluardo alla democristianizzazione di Forza Italia, molto diplomaticamente il nostro ammette che il valore aggiuntivo di Forza Italia, rispetto alle vecchie forze del pentapartito, è quello di dare spazio alle diverse culture, unite in un programma comune.”
In merito al progetto bossiano delle tre reti Rai, una per il nord, una per il centro ed una per il sud, risponde: “La Rai deve essere policentrica e non più romanocentrica, il paese è verticale, non orizzontale, bisogna che anche in Rai si pensi ai problemi del Nord, questo significa non vivere solamente a Roma. Non che io sia fissato su Rai2 a Milano, è importante però che la Rai sia a Milano, come a Roma, come a Napoli, come a Bari e in tutta Italia”.
Paolo Romani è il più berlusconiano fra i berluscones.

PAOLO ROMANI 2008

Paolo Romani è stato nominato sottosegretario alle Comunicazioni. Assessore del Comune di Monza, rieletto deputato nell’aprile 2008 nelle fila del Pdl viene nominato sottosegretario alle Telecomunicazioni del IV governo Berlusconi, quindi promosso viceministro. Dal 4 ottobre 2010 è ministro allo sviluppo economico.

Questo il ritratto intervista di Paolo Romani pubblicato sull’Opinione delle Libertà, testata con la quale ho orgogliosamente collaborato fino al 2006, oggi scrivo per  Millecanalitestata attualmente del gruppo Il Sole 24 Ore, che ebbe fra gli editori in passato proprio Paolo Romani.

Non appena Paolo Romani viene nominato ministro i colleghi de Il Fatto Quotidiano, attenti lettori della rete, ne intercettano la biografia e molto abilmente contattano Maurizia Paradiso è realizzano un ottimo scoop:

“Il giorno dopo la nomina di Paolo Romani come ministro dello Sviluppo economico tutti cercano Maurizia Paradiso, attrice che non ha disdegnato pellicole hard e conduttrice tv che si è raccontata nell’autobiografia “I travestiti vanno in paradiso”. E così raggiunta telefonicamente da Il Fatto Quotidiano, Maurizia Paradiso spiega: “Paolo Romani è un galantuomo e un mio amico. Ho lavorato con lui per un anno e mezzo. L’ho sentito poco fa. Mi ha detto di non dire niente, di spegnere il telefono”.

A questo punto le viene chiesto: “Con Vizi Privati e Pubbliche Virtù fu lui da direttore di Lombardia7 a lanciarla, avete sdoganato anche i numeri erotici”. La Paradiso prontamente risponde: “Quando ha sentito il mio nome non voleva neanche vedermi. Mi chiedevo: perché non vuole farmi neanche un provino? Quando alla fine il provino l’ho fatto, quest’uomo che stimo moltissimo capì il mio essere artista; mi disse: ‘Che brava che sei, sei veramente geniale’. Aveva la scenografia già pronta”.

“Sono stati due anni anche molto divertenti, lui entrava nel mio camerino, ci facevano le foto. Mi ha insegnato veramente bene a fare televisione. Si sedeva lì davanti a guardarmi e quando finivo mi diceva: sei un genio. Sua moglie era una ragazza di Vizi privati, lo sanno tutti: gliel’ho presentata io”. “Poi era un periodo in cui Paolo era povero. La televisione andava male, io gli dicevo: ‘Guarda che hai la camicia tutta rovinata, dai prendiamone una nuova’. Poi il pretore di Monza disse che il programma era pornografico. Ma non era pornografico, era una trasmissione molto carina. Adesso io devo riflettere un attimo. Basta ciao”, conclude la Paradiso.”

Come Ministro dello Sviluppo Paolo Romani ha firmato il nuovo contratto di servizio della Rai che stabilisce le regole di linea politica del servizio pubblico, inclusa l’imparzialità di telegiornali e talk show. Il 3 marzo 2011 viene firmato da Romani il decreto legislativo numero 28 (detto “Ammazza rinnovabili”, tale decreto, in particolare, ha stabilito con soli tre mesi di preavviso l’interruzione anticipata al 31 maggio 2011 del meccanismo incentivante del Terzo Conto Energia varato ad agosto 2010 che avrebbe dovuto regolamentare gli incentivi per gli impianti fotovoltaici connessi alla rete dal 2011 al 2013. Il decreto è stato duramente criticato dalle associazioni di settore, in particolare dalle aziende operanti nel settore fotovoltaico.

Ho sempre considerato Paolo Romani, un liberale, purtroppo abbiamo avuto un diverbio democratico in occasione di un dibattito pubblico sulla Rai, nel quale eravamo entrambi relatori, Romani parla di Rai di grande qualità proposta da Forza Italia, e dal nascente Pdl, e si dichiara favorevole al progetto della Lega Nord per federalizzazione della Rai: “La Rai deve essere policentrica e non più romanocentrica, il paese è verticale, non orizzontale, bisogna che anche in Rai si pensi ai problemi del Nord, questo significa non vivere solamente a Roma. Non che io sia fissato su Rai2 a Milano, è importante però che la Rai sia a Milano, come a Roma, come a Napoli, come a Bari e in tutta Italia”. Replico  che in quasi vent’anni di seconda Repubblica la Rai si è spenta, e, provocatoriamente, sostengo che almeno durante la prima Repubblica si lottizzavano comunisti, democristiani, socialisti, e, per sbaglio, qualcuno bravo, cosa che la seconda Repubblica non ha mai fatto. In merito alla federalizzazione Rai ricordo che questo progetto doveva nascere nel 1979 con la terza rete, cosa che poi non avvenne in quanto nacque Telekabul. Romani mi guarda stupito, poi ride, quindi prosegue a parlare. Cita Bruno Vespa, quindi si rivolge a me dicendo: “dai Emanuelli ora non mi dirai che non è bravo Vespa…”, io replico: “certo che è bravo ma non l’avete lottizzato voi, ma la Dc;  sono bravi anche Minoli e Zavoli ma li ha messi il Psi. Voi, come ha detto Luca Barbareschi, non sapete fare altro che lottizzare comunisti e mignotte del Pdl”. Un collega giornalista mi ha riferito che Paolo Romani non si era risentito per la mia frase (una volta ad un convegno di tv locali mi disse: “da te, da Grillo e da Berlusconi c’è da aspettarsi di tutto…”) ma perchè ho citato Luca Barbareschi con il quale aveva da poco litigato.


 

Paolo Romani: dal “con Berlusconi mai” a “con Renzi mai”, passando per Alfano e Toti.

Leggende metropolitane, mai smentite dall’interessato, raccontano che allorquando Paolo Romani era un giornalista delle tv locali, e poi un piccolo editore televisivo, abbia più volte visto non di buon occhio il passaggio di Silvio Berlusconi da piccolo editore (Telemilano 58) a “sua emittenza” editore di Canale5, Italia1 e Rete 4, a tal punto da proferire con alcuni sodali, più volte, la frase: “con Berlusconi mai”.  Nel 1994, allorquando si candidò con Forza Italia, gli ricordai queste leggende metropolitane, egli replicò: “un giorno ti spiegherò”. Rieletto con Forza Italia nel 2013 Romani passò con Ncd di Angelino Alfano, salvo poi tornare con Forza Italia con cui venne rieletto nel 2018. Da allora circolano voci, da lui sempre smentite, su un suo passaggio con Matteo Renzi. Dopo avere aderito al partito di Giovanni Toti, Cambiamo, nelle ultime settimane circolano voci in merito al fatto che Paolo Romani sia uno dei “responsabili” disposti a sostituire i senatori renziani di Italia Viva per appoggiare il governo Conte bis. Tali responsabili sarebbero parlamentari delusi di Forza Italia, alcuni ‘totiani’, ex pentastellati ora nel Misto, esponenti dell’Udc, fra di essi Mara Carfagna, l’ex Presidente della Regione Lazio Polverini, l’ex pentastellato comandante De Falco ed altri disposti a dare vita ad un Conte ter. Romaniconferma all’Adnkronos: “Può darsi che si costituisca un gruppo alternativo a quello di Fi, di forte ispirazione liberale, popolare e riformista, sempre nel perimetro del centrodestra, che non intende affatto fare da stampella a Conte e sostituirsi ai renziani. Mi piacerebbe che questa operazione politica fosse un progetto per l’Italia. E’ chiaro e ovvio che se dalla galassia del maggioritario si dovesse passare alla nebulosa del proporzionale, tutte le considerazioni che oggi si fanno rispetto alle coalizioni potrebbero cambiare in vista di una battaglia, dove ogni partito vale per sé… Ma quali responsabili… mai stampella a Conte.”.

Paolo Romani e gli inizi a TVL di Livorno

di Ruggero Righini

Il 15 gennaio 1975 nasce Tvl Livorno Antenna uhf 42 inizia l’avventura televisiva con una società per azioni formata da 36 soci fra i quali anche pezzi da novanta che faranno fortuna. Il maggiore azionista e presidente della stazione è Paolo Romani (editore di allora, oggi Senatore della Repubblica). Con lui ci sono, tra gli altri, Nino Pirìto  (direttore, giornalista ma anche cantautore e autore di trasmissioni per lungo tempo in Rai e dintorni)con il fratello Fausto, Marco Taradash (capo-redattore, attualmente consigliere alla Regione Toscana) con la sorella Valeria, Marcello Piccardo, Leonardo Pasquinelli (in seguito, vice-direttore di Canale 5 e vice-presidente di Endemol, fino a ricoprire l’attuale ruolo di amministratore delegato a Magnolia, la principale società di produzione televisiva italiana), Alessandro Volpi che collabora alla redazione del notiziario e al programma “Di tutto un pop”, Maurizio Silvestri, Daniele Tornar, Mariamelia Vaccaro prima speaker della TV libera, i tecnici di regia Marco Sisi (poi approdato in Rai), Andrea Giannesi Palermo, Massimo Brachini e gli operatori Alessandro Bellucci, Massimo Meini, Vito Lo Piccolo, Maurizio Venturini, Franco Spinelli e Marco Sentelli. Si parte con programmi che sono una via di mezzo tra pionierismo televisivo e puro slancio giovanile: “Di tutto un pop”, “Canale 42”, “Musica sì”, “Non è vero ma ci credo”, “Contrincontro” e “La triglia canterina”. Il successo è immediato. Nell’estate 1975 Romani fonda Radio Libera Livorno, nata sulla frequenza dei 102 MHz come emanazione radiofonica di TVL che, da Telelivorno, vuole estendere il suo servizio, trasmettendo dal Monte Serra per coprire un bacino di ascolto più vasto, e mutando quindi il significato della “L” della sigla da “Livorno” a “Libera”. Il nome ufficiale della testata giornalistica, “TVL Radiotelevisione Libera”, è regolarmente registrata in Tribunale con Nino Pirito quale direttore responsabile. A differenza di TVL, che ha gli studi in via dei Funaioli 25, Radio Libera è al Castellaccio, in una villetta posta  a pochi metri dal ristorante “La Vetta” e dalle antenne di altri ponti radio. Tra le prime emittenti in Italia, Radio Libera si trova sotto sequestro in attesa della sentenza della Corte Costituzionale che nel 1976 avrebbe sancito la legalità delle radio private in Italia. Paolo Romani, viene chiamato in giudizio quale direttore responsabile dell’emittente.  “Quello che, però, nessuno ha mai raccontato – scriverà il 12 ottobre 2010 Il Fatto Quotidiano- è l’epilogo. Giudiziario. Un rosario di cause di lavoro, di protesti, fino al fallimento. Nel 1976 l’emittente cambia nome, l’esperienza forse comincia ad andare stretta a Taradash e Romani che già sono proiettati verso Roma e Milano, la politica e l’abbraccio di Berlusconi. Poi, nel maggio 1977, le trasmissioni cessano. E, però, l’addio non è indolore: la vicenda finisce in Tribunale. “Ritenuto che la società ha cessato da tempo ogni attività e si trova in palese stato di insolvenza come si evince dai numerosi protesti cambiari”, il giudice il 28 marzo 1978 ne dichiara il fallimento. “Si apre anche un fascicolo penale per bancarotta, il 1654 del 1978 (Pretura di Livorno), ma per riuscire a scavare negli archivi della giustizia italiana non basterebbe Heinrich Schliemann, lo scopritore delle rovine di Troia. Che fine ha fatto il fascicolo? “Scomparso. È crollato il tetto dell’archivio”, allargano le braccia al Tribunale di Livorno”- chiosa il quotidiano -. Del periodo Romani ricorda: “Smisi Ingegneria di cui non me ne fregava un cazzo. Avevo finito tutti gli esami, stavo preparando la tesi, ma mi annoiavo a morte, e allora presi il mio amico Marco Taradash, con cui giocavamo a pallone e facevamo i radical chic nel partito liberale di allora, e gli dissi: “Cazzo, guarda che c’è la televisione libera, possiamo fare cultura, informazione…troppo bello…”. Mia madre ci diede i primi soldini per lanciare la televisione. Era un avventura. Di giorno facevamo le riprese e di notte si andava sul monte Serra, a mille metri, per trasmettere dai ripetitori. Faceva un freddo tremendo… uno di noi faceva il palo per controllare che non arrivasse nessuno, perché la legge all’epoca vietava le trasmissioni. È stata anche una battaglia di libertà.  Piazzammo davanti alla telecamera una ragazza in braghette corte e calzettoni colorati, e scrivemmo “Prove tecniche di trasmissione”. Lei a un certo punto si tolse e si rinfilò le calze, in un gesto assolutamente casuale. Fu il delirio. Tutti cominciarono a telefonarci (…) Ci sbattevamo da mesi come due idioti con la cultura e l’informazione e si accorsero di noi il giorno in cui una svampitona fece un mezzo strip. Umiliante. Ma grande lezione di vita. Io ho lasciato la televisione nel 1976 quando sono tornato a Milano, non sapevo neanche che fosse fallita”.

(Ruggero Righini).

Un giovanissimo Paolo Romani a Tvl Antenna Libera

https://www.youtube.com/watch?v=w_iYB0YrEMs

Il sequestro di Radio Libera Livorno

https://www.youtube.com/watch?v=J9giSo-038Y

 

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