Silvio Berlusconi inedito.

Silvio Berlusconi

BERLUSCA, MILANESE DOC

di Massimo Emanuelli

(tratto da L’Opinione delle Libertà  27/10/2002)

BERLUSCONI-VESIGNAQuesto è un ritratto anomalo, non è il solito Berlusconi, imprenditore, politico, presidente del Milan, e tante altre cose che il “Berlusca” ha fatto nella sua vita. E’ un Berlusconi milanese, sarà la storia a giudicarlo, anche se oggi in molti, in troppi, lo giudicano, bene o male. Silvio Berlusconi è comunque sulla bocca di tutti. Qualcuno scrisse riferendosi alla Milano del primo ‘900, che tutti i milanesi e gli italiani conoscevano Giolitti, D’Annunzio e il Corriere della Sera. Ebbene oggi a Milano, in Italia, nel mondo, di Milano e dell’Italia tutti conoscono il Milan, Silvio Berlusconi e il Duomo di Milano. E’ proprio qui la milanesità di Silvio Berlusconi, nato a Milano il 29 settembre 1936. Silvio potrà dividere destra, sinistra, centro, ma su una cosa tutti sono d’accordo: Silvio Berlusconi è milanese in tutto, iniziando dal cognome “il Berlusca” come lui stesso ama ripetere.
La prima casa milanese di Silvio Berlusconi è in via Volturno, a due passi dalla sede della federazione milanese del PCI-PDS-DS, suoi memici storici. Fra i suoi compagni di scuola più fedeli c’è Fedele Confalonieri, Confalonieri è un altro cognome tipicamente milanese: Fedele Confalonieri sarà un altro “milanesun” al suo fianco. Anche il padre, Luigi, deceduto nel 1991, a cui è dedicato l’omonimo trofeo di calcio, era un milanesone. La mamma si chiama Rosa Bossi, nessuna parentela con l’Umberto, sarà mamma Rosa, nel 2001, come racconterà Silvio ospite di un congresso della Lega, a dire a Silvio “daghe un basin al S. BerlusconiBossi”. Mamma Rosa, sempre stando le testimonianze di Silvio, ha indirettamente influenzato le scelte del figlio, lo ha consigliato anche quando è stato un uomo maturo. Ad Anna La Rosa Silvio ha raccontato “nella mia scelta di scendere in campo in politica influì anche mia madre. Le chiesi consiglio sul dar farsi, lei non si pronunciò, poi mi telefonò dicendomi: tu ti senti in dovere di farlo, devi darti il coraggio di farlo”
Berlusconi si trasferisce successivamente in Viale San Giminiano, vicino al Giambellino, dove Giorgio Gaber 
ambienterà la sua famosa Ballata del Cerutti Gino.
L’avventura imprenditoriale di Silvio Berlusconi inizia in una zona periferica di Milano che Silvio battezza Milano2, poi è la volta di Milano3. E’ lui ad accorrere in aiuto dell’amico, poi nemico, Indro Montanelli, e a diventare azionista ed editore de Il Giornale. Telemilano 58, la prima televisione di Silvio Berlusconi trasmetteva da Segrate, Silvio la comprò da un dirigente di banca, Giacomo Properzy, futuro Presidente della Provincia di Milano, la vicenda non è mai stata smentita dall’interessato, ma mi è stata addirittura confermata da Properzy. Ebbene Telemilano 58 BERLUSCONI 1978di Silvio Berlusconi iniziava le sue trasmissioni con immagini del Duomo, della Scala, della Galleria, di Corso Vittorio Emanuele, sulle note della famosissima canzone cantata da Memo Remigi, Innamorati a Milano. “Sapessi come è strano, sentirsi innamorati a Milano, senza fiori, senza verde, senza cielo, senza niente, fra le gente, fra le gente. Sapessi come è strano, darsi appuntamento a Milano, a Milano. In un grande magazzino, in piazza o in galleria, che pazzia, che pazzia”.
Sempre per Telemilano 58 Silvio Berlusconi, “non ancora Sua emittenza” chiama Claudio Cecchetto, nato a Mestre ma popolarissimo D.J. prima al Divina (nota discoteca di Via delle Forze Armate), poi di Radio Milano International e di Radio 105, le primissime emittenti radiofoniche milanesi ed italiane. Massimo Boldi, Mike Bongiorno, 
Maurizio Seymandi, Gigi Vesigna, ed altri milanesi di nascita o di adozione, diventano le star di Canale5, e del gruppo Fininvest nato a Milano. Il 9 ottobre 1977 Silvio Berlusconi si incontra con Mike Bongiorno al Ristorante 44 di Milano, parlano del futuro passaggio del “re dei telequiz” sulla televisione di Berlusconi che confessa di voler diventare il più grande imprenditore televisivo.
Silvio acquista da Rusconi e da Mondadori, noti editori milanesi, Rete 4 e Italia1, dalla Rizzoli TV SORRISI E CANZONI, leggende metropolitane, mai però smentite dall’interessato, raccontano che a convincere Silvio ad acquistare il giornTELE MILANO 58ale più letto dagli italiani sia stata una zia suora, assidua lettrice del settimanale: “se compri questo giornale, vuol dire che sei arrivato”. Leggenda metropolitana o verità in effetti quale famiglia italiana non ha mai avuto in casa, almeno una volta, questo colorato settimanale. Qualcuno ha malignato: Silvio è la tv, i sorrisi e le canzoni. E in effetti, senza malignità. Come ha giustamente dichiarato Fedele Confalonieri: “Berlusconi ha capito tutto della televisione, prima degli altri. Ha capito come si poteva rompere il monopolio. Gli altri non l’hanno capito”. I sorrisi? Berlusconi è sempre sorridente, dote molto rara per un milanese, soprattutto manager o industriale. Le canzoni? Leggende metropolitane o cose realmente accadute, vogliono il giovane Silvio Berlusconi giovane studente cantante sulle navi, accompagnato da Fedele Confalonieri al piano, esibirsi in brani di Gilbert Becaud, Yves Montand e di altri classici della canzone francese. Recentemente ha scritto i testi delle canzoni del napoletano Michele Apicella.
Berlusconi e lo zio Luigi Foscale, proprietario del Teatro Manzoni di Milano, proprio qui Berlusconi conosce l’attrice Veronica Lario, i due si sposano. Dove? A Palazzo Marino, a sposarli è il sindaco di Milano, Paolo Pillitteri, testimoni Anna e Bettino Craxi.
Il 7 dicembre 1988 l’allora sindaco di Milano, Paolo Pillitteri, ha conferito all’imprenditore Silvio Berlusconi la medaglia d’oro (civica benemerenza del Comune di Milano).
Anno 1994, “l’anno della discesa in campo”, inizia il Berlusconi politico di cui non voglio parlare se non come dati relativi a Milano: deputato nel 1994, eurodeputato nel 1994, consigliere comunale nel 1997, primo fra gli eletti di Forza Italia, rieletto deputato, consigliere comunale di Milano, secondo dietro a Riccardo Albertini, sindacalista, soltanto omonimo del sindaco di Milano, che proprio per questa omonimia avrà più voti di Silvio.
Silvio premier, dopo Bettino Craxi è il primo Presidente del consiglio milanese del dopoguerra, e, credo della storia dell’Italia unitaria.
Ma il simpatico Silvio continua ad usare il milanese in Italia, in Europa, nel mondo. Dovendo fare questi ritratti mi accade spesso di ricostruire e di ricordare episodi lontanissimi negli anni, ma di dimenticare quelli recenti, mi riferisco pertanto alle recenti manifestazioni di Silvio_Berlusconimilanesità del Presidente del Consiglio. A Monza, nel luglio 2002, in occasione del primo anniversario di una grandinata, Silvio Berlusconi ha saluto “i brianzò”, al meeting di Comunione e Liberazione di Rimini nell’agosto 2002 ha salutato esordendo: “prima di parlare di politica rispondo a una domanda: mi hanno chiesto: Presidente compri Nesta. Podi no, se po no”. Infine il 6 ottobre in occasione della cerimonia della posa della prima pietra della nuova fiera di Rho-Pero, riferendosi alla laboriosità tipicamente meneghina il premier ha giustamente affermato: “non mi piace parlare della Milano che ha voglia di lavorare. A Milano le nostre mamme e le nostre mogli ci dicono: te lavoret semperm cioè lavori sempre. Siamo qui per lavorare con determinazione perché così ci piace e perché così ci sentiamo di adempiere al nostro dovere.”
Grande comunicatore, grande conversatore, qualità tipicamente meneghine, credo che chiunque, a bocce ferme, vorrà ricostruire il Silvio Berlusconi milanese si accorgerà, strada facendo, che vi sono molti suggerimenti, e avrà il dubbio che è venuto al sottoscritto: la storia del Berlusconi milanese, “il Berlusca” è disseminata di suggerimenti forse creati anni orsono dallo stesso Berlusconi già pensando che qualcuno ne traesse un romanzo realista: una saga alla Buddenbrook, o, per rimanere in Italia e a Milano, I promessi sposi, certo a lui piacerebbe, ne siamo sicuri, la Storia della colonna infame, che racconta il supplizio di due poveri innocenti, accusati di avere sparso la peste a Milano mediante unguenti velenosi, condannati, giustiziati, e riabilitati dopo la morte.

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