Alberto Rabagliati

ALBERTO RABAGLIATIAlberto Rabagliati nacque a Milano, nel quartiere di Porta Venezia, il 26 giugno 1906, il padre era un commerciante di vini, Alberto è studente presso l’Istituto Tecnico, così nel corso di un’intervista concessa a Lina Coletti giornalista dell’Europeo nell’aprile 1974, pochi mesi prima di morire Rabagliati ricordava il periodo giovanile: “io ero uno che sognava col violino in mano, mamma, povera donna, piangeva ogni volta che sfioravo una corda, ma mio padre no, lui duro, sbraitava: ti te ciapet el diploma, alter che rump i scatul col Paganini” (tu prendi il diploma, altro che rompere le scatole col Paganini).  Conseguito  il diploma un giorno passeggiando per via Manzoni Alberto vede uno striscione enorme: CERCASI SOSIA DI RODOLFO VALENTINO. Il popolare divo del cinema era appena morto e la casa cinematografica Fox cerca in tutta Europa  un sosia di Valentino. Si presentano centinaia di giovani con la brillantina in testa, tutti con il papillon, l’occhio languido, le ghette bianche, i pantaloni a righe e il ghigno da contestatore. 800.000 candidati,  Nel 1926, quando ormai non ci pensava più, riceva un telegramma che gli annuncia che ha vinto la selezione. La Fox gli mandò 24 vestiti, uno più bello dell’altro, 200 cravatte e 48 paia di scarpe, siccome Alberto non ha ancora fatto il militare si scomoda persino Benito Mussolini con un permesso speciale del Federale di Milano Giampaoli: esonerato per utilità patria. Rabagliati si imbarca sulla President Pock e va in America dove viene accolto con entusiasmo. Ma oltreoceano Rabagliati non riesce a sfondare: dopo avere interpretato nel 1927 Angelo della strada per la regia di Frank Borzage, si trova senza scrittura, quando è alla fame incontra due torinesi che hanno un albergo nel quartiere messicano di Los Angeles che gli dicono: se vuoi vivere bisogna che ti adatti, scendi in cucina e dai una mano.  Il nuovo Valentino lavora in cucina per due anni,poi, quando i titolari del ristorante fondano una società di produzione cinematografica lo scritturano per il film SEI TU L’AMORE per la regia di Alfredo Sabato e Guido Trento, un fiasco, pertanto Rabagliati nel 1930 decide di tornare a Milano. L’esperienza americana gli era servita per familiarizzare con i generi musicali che allora andavano per la maggiore oltreoceano: jazz, swing e scat. Rabagliati debutta come cantante con l’orchestra Blue Star di Pippo Barzizza, poi si trasferisce a Parigi ma anche qui non ha molta fortuna, lavora quindi con l’orchestra cubana Lecuona Cuban Boys, una delle più famose del mondo, esibendosi con il volto tinto di nero e portando al successo le canzoni Maria la OSanta Tabù, otto anni di tournèee rabagliati lecuona boysformidabili per tutta l’Europa. Quando sul finire degli anni ’30 iniziano ad essere messi al bando i cantanti stranieri Rabagliati deve lasciare i Leucuona che tornarono in America, e tentò di affermarsi in Italia. Giovanni D’Anzi fu il primo a credere in lui e a portarlo all’Eiar, ma gli esperti lo congedarono con la frase: “la sua voce, giovanotto,  è troppo esotica, troppo strana”. Rabagliati si sarebbe rassegnato, ma D’Anzi no: lo portò alla casa discografica Cetra, dove chiese ed ottenne, sotto la propria responsabilità, che gli facessero incidere sei facciate di dischi. Stavolta fu un successo. Rabagliati fu affidato alle cure di Pippo Barzizza. Con i suoi esotismi, con la sua musica sincopata, Rabagliati diventò divo sul serio negli anni ’40, quando la guerra era già scoppiata. Fra i suoi successi Ba, ba, baciami piccina, Ma l’amore no, Mattinata fiorentina, Silenzioso slow (abbassa la tua radio per favor), Ba-ba-baciami piccina Bambina innamorata.  Esplode “lo stile Rabagliati”, l’Eiar (Ente Italiano Audizioni Radiofoniche) gli propone una trasmissione tutta sua, dal marzo 1941, ogni lunedì sera va in onda CANTA RABAGLIATI, nella quale il cantante propone i suoi pezzi più famosi.  Rabagliati divenne così famoso da essere addirittura citato nei testi delle canzoni La famiglia canterina, Quando la radio Quando canta Rabagliati. In un’epoca in cui l’esterofilia era bandita al divo Rabagliati era concesso perfino di mantenere uno stile americaneggiante; anzi il governo fascista decise di sfruttare la sua popolarità scegliendo una sua canzone, C’è una casetta piccini (Sposi), come inno della campagna demografica. L’enorme fama raggiunta come cantante fece ripartire anche la sua carriera di attore, fra i film interpretati in questo periodo ricordiamo: Una famiglia impossibile di Carlo Ludovico Bragaglia, La scuola dei timidi di Carlo Ludovico Bragaglia (1942), In cerca di felicità di Giacomo Gentilomo (1943), Lascia cantare il cuore di Roberto Savarese (1943), La vita è bella di Carlo Ludovico Bragaglia (1943). Con onestà intellettuale rievocando gli anni del fascismo nella sua ultima intervista concessa a Lina Coletti, Rabagliati dichiarava: “è inutile venga qui a dirle: sono stato un eroe. Quelli che oggi fanno i furbi dichiarando un antiascismo di sempre sono dei bugiardi, allora eravamo in 45 milioni e credevamo tutti in quell’uomo, ci aveva incantati tutti.”

Nel dopoguerra riprende a cantare e torna sul grande schermo, recita in Partenza ore 7 di Mario Mattoli (1946), Natale al campo 119 di Piero Francisci (1947), nel 1948 parte per l’Argentina, pensando di risalire a galla un’altra volta, rientrato in Italia negli anni ’50  interpreta qualche film con ruoli marginali, incide qualche canzone, fa qualche serata, ma non raggiunge la popolarità degli anni ’30 e ’40.  Fra i film interpretati ricordiamo: Le avventure di Mandrin di Mario Soldati (1951), Il maestro di Don Giovanni di Milton Krims (1953), La contessa scalza di Joseph Makiewitz (1954), Scuola elementare di Alberto Luttuada (1955), Quando tramonta il sole di Guido Brignone (1955), Montecarlo di Giulio Macchi (1956), Susanna tutta panna (1957), Il vedovo di Dino Risi (1959), Il raccomandato di ferro di Marcello Baldi (1959), La cento chilometri di Giulio Petroni (1959), Jessica di Jean Negulesco (1962), Il mio amico Benito di Giorgio Biachi (1962), Panic button operazione fisco per la regia di George Sherman (1964), Signore e Signori di Pietro Germi (1965).

QUANDO CANTA RABAGLIATIRabagliati ha spaziato dalla canzone skat (La scuola del riitmo) alla canzone sudamericana (Maria La O, Princesita, Estrellita, Maria Bonita), allo swing (Ba ba baciami piccinaQuando canta Rabagliati), alla canzone melodica italiana (Mattinata fiorentina, Violette, Sposi, Bambina innamorata), ai grandi classici (Ma l’amore no, Il mio pensiero d’amore). Alberto Rabagliati morì a Roma il 7 marzo 1974, la sua ultima apparizione pubblica era stata qualche settimana prima nella trasmissione Milleluci condotto da Mina e Raffaella Carrà, poche settimane dopo Rabagliati morì a causa di una trombosi cerebrale. La puntata venne trasmessa postuma il 16 marzo 1974, Alberto Rabagliati venne sepolto al Cimitero Flaminio di Roma accanto alla madre.

http://www.albertorabagliati.com/biografia/

 

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