UN RICORDO DI NINO NUTRIZIO

 Nino Nutrizio, un uomo a caldo in un mondo di  pesci Findus”

Così lo definì Indro Montanelli che di lui apprezzava la chiarezza. Assunto da Pesenti per fare un giornale che sarebbe dovuto durare  lo spazio d’una campagna elettorale, Nino lo diresse per ventisette anni, battendo per record di durata la direzione di Luigi Albertini. Alla guida d’una redazione giovane e motivata, qualificò il quotidiano con invenzioni che l’hanno connotato significativamente nella storia della nostra professione. Nonostante la Tv avesse messo in crisi i fogli del pomeriggio, quello diretto dal giornalista fu l’ultimo ad arrendersi. 

di Massimo Emanuelli

(L’Opinione delle Libertà)

NINO NUTRIZIO

Uno dei più prestigiosi inquilini ospitati nel palazzo dei Giornali di via Antonio da Recanate, fu senza alcun dubbio Nino Nutrizio, il “mitico” direttore della” Notte”, l’inventore d’una formula giornalistica che occupa certamente un posto non secondario nella storia della nostra professione  e non solo a Milano ma nel Paese.

Nutrizio era di Traù (Dalmazia) dov’era nato il 10 febbraio 1911. Studente di Giurisprudenza  aveva sostenuto  tutti gli esami richiesti dal corso ma non aveva mai discusso la tesi di laurea. Aveva cominciato a lavorare a “Secolo XIX”. Successivamente era passato al “Popolo d’Italia” con la qualifica d’inviato sportivo. Scoppiata la seconda guerra mondiale, era stato imbarcato come corrispondente sull’incrociatore Pola, silurato il 27 marzo 1941 nella battaglia di Capo Matapan. Naufrago come centinaia d’altri marinai,  fu salvato  dall’equipaggio d’un cacciatorpediniere inglese ed internato in India dove trascorse ben cinque anni  dal 1941 e il 1946.

Rientrato in Italia nel 1947, divenne direttore tecnico dell’Inter (a cinquantamila lire mensili), un posto che gli aveva procurato il giornalista Emilio Colombo. Come  quasi tutti i giovani vissuti nel ventennio, anche Nutrizio è stato fascista. Ma nel periodo della tumultuosa confusione che caratterizza il dopoguerra, questa passata militanza non costituisce in generale una pregiudiziale. A rimetterlo in carreggiata e a restituirlo alla professione è un antifascista, Filippo Sacchi, direttore del “Corriere di Milano”, un quotidiano  del pomeriggio uscito nel 1945 e chiuso 1950. E’ in quel foglio che l’ex inviato del”Popolo d’Italia” sperimenta la formula del giornale  della sera, una ricetta che applicherà e aggiornerà quando sarà al timone della “Notte”.

Intanto, conclusasi l’avventura del “Corriere di Milano”, il giovanotto rientra nel giornalismo sportivo. Diviene caposervizio al “Corriere Lombardo” diretto da Benso Fini. L’incarico dura però lo spazio d’un mattino perché il giornale  entra in crisi. Senza perdersi d’animo, egli s’industria scrivendo di sport per parecchie estate, considerandosi un free-lance  ante litteram e usando  proprio il termine  inglese oggi in voga, ma  che in quel periodo era quasi sconosciuto.

La svolta nella sua vita professionale giunge agli esordi degli anni Cinquanta. Nel 1952 l’industriale cementiero Carlo Pesenti decide di pubblicare un quotidiano del pomeriggio. L’anno successivo sono in programma le elezioni politiche ed egli è favorevole alla legge maggioritaria proposta dalla Dc e che le sinistre bollano con il termine  spregiativo di “legge truffa”. Per trovare il direttore del nuovo quotidiano, che si prevede debba durare lo spazio del periodo elettorale, Pesenti mobilita anche don Ernesto Pisoni, direttore del giornale cattolico “L’Italia”. L’industriale e il sacerdote hanno ben chiaro in testa l’identikit di colui che deve guidare il foglio: un giornalista sportivo che non s’interessi di politica, ma si occupi di Milan, Inter e Juventus. Quanto al resto del contenuto della pubblicazione (compresa la politica), il quotidiano sarà gestito da qualcun altro. Quando viene fuori il nome di  Nino Nutrizio quale guida della “La Notte”, pochissimi sono i colleghi che lo ritengono capace di guidare un foglio del pomeriggio in una Milano che conta altri giornali del settore. Ed il  deludente risultato dell’ esordio sembra confermare quei giudizi caustici: il primo numero, comparso nelle edicole il 7 dicembre 1952, vende mille copie, quasi tutte acquistate da parenti ed amici del direttore e dei redattori. Nel volgere di pochi mesi la tendenza muta radicalmente in positivo in capo ad alcuni anni il giornale tocca il vertice di 250.000 copie quotidiane, delle quali oltre 80.000 sono vendute soltanto in città.

La bravura di Nutrizio, il lusinghiero risultato delle vendite ma soprattutto la convergenza dei lettori,  parecchi dei quali abbandonano gli altri due quotidiani del pomeriggio, “Il Corriere Lombardo” e Il “Corriere d’Informazione” (edizione del pomeriggio del “Corriere della Sera”), per acquistare il nuovo foglio, convincono Pesenti a lasciare in vita il giornale anche dopo le elezioni del 1953.

Il successo che la  ”Notte” riscuote nella difficile piazza di Milano è dovuto ad alcune novità introdotte da Nutrizio e dai suoi collaboratori: molte pagine sportive, una cronaca (fatta da giovani) caratterizzata da una forte grinta, e una novità assoluta per l’Italia: un’intera pagina dedicata ai programmi dei cinematografi  cittadini (come allora erano chiamati i cinema), con l’introduzione dei “pallini”, cioè del gradimento delle pellicole espresso dal pubblico e della critica. La novità  piace immediatamente alla gente ma irrita non poco i gestori dei cinema. In passato i critici esprimevano sulle pellicole i loro giudizi al momento dell’uscita dell’opera. Successivamente, l’informazione sulla bontà o sulla mediocrità d’un film era affidata al passaparola di amici e conoscenti. Nella pagina della “Notte,  la valutazione (buona o cattiva che sia; ma la mediocrità è di moda anche allora) accompagna come un marchio il percorso del filmato dalla prima visione fino alla programmazione nei cinema di periferia.

Nel pubblicare quotidianamente i propri giudizi critici, la “Notte” diviene una bussola per i lettori. Altre invenzioni vincenti di Nutrizio sono l’inserimento  nelle pagine del foglio del listino di borsa e delle ultimissime notizie, in un periodo durante il quale c’è solo un’edizione al giorno del telegiornale e su un unico canale. Altro merito del giornalista di Traù  è quello di fare uso d’una titolazione gridata e di proporre in continuazione servizi per i lettori.

la notteUna delle più radicali innovazioni egli la effettuò su sè stesso trasformandosi da giornalista sportivo in direttore politico e scrivendo fondi quotidiani di popolare efficacia, senza strizzatine d’occhio, accomodamenti o sfumature da  liberale conservatore qual era.  Ottimo artigiano, impaginava spesso il giornale assistito dal redattore capo. I tempi di lavorazione lo costringevano sovente ad inventare direttamente sul bancone la titolazione dei pezzi che la redazione mandava in tipografia  pochi istanti prima della chiusura della prima pagina.

Questo suo quotidiano impegno, unito al fervore di una redazione giovane e motivata, fecero della “Notte” il più diffuso quotidiano milanese del pomeriggio. In pochi anni superò tutti i concorrenti.  L’indubbio successo non lo insuperbì. Anzi. Per rimarcare la casualità della sua fortunata carriera, Nutrizio ricordava con orgoglio di essere stato l’unico direttore assunto con un contratto per un periodo di prova di tre mesi. Però non dimenticava di aggiungere, con fierezza, che era rimasto per ventisette anni alla guida della “Notte”. La quale, il 1° aprile 1966  assorbì il concorrente “Corriere Lombardo”. Cosicché  Nino si  trovò a coordinare il lavoro di 75 giornalisti.  Alcuni anziani redattori, ormai in pensione, mi hanno ricordato che il direttore scriveva i suoi editoriali a mano. Quindi li copiava con la macchina per scrivere al fine d’evitare ai compositori la fatica “d’interpretare” la sua grafia. La chiarezza dei suoi concetti, prescindendo dal suo referente politico, era una  qualità non comune negli editorialisti anche allora. Egli aveva il dono di farsi capire dal lettore medio, a qualsiasi schieramento politico questi appartenesse.

Ed una delle sue maggiori soddisfazioni era quella di sapere che alla stazione di Lambrate, dove era fitto il movimento dei lavoratori pendolari, molti dei quali non erano simpatizzanti del partito Liberale, la “Notte” era in testa alle vendite, e che lui era il giornalista politico più letto.

Per sminuire il valore di questo primato, alcuni avversari marchiavano le sue note  come “fondi politici per interisti o milanisti”. Una definizione che egli giudicava un complimento perché nel criticare partiti e situazioni aveva trasferito il senso critico, il linguaggio e la verve del giornalista sportivo che si propone d’essere capito da tutti.. Confessava: “Se potessi, il mio fondo lo riscriverei. So che è certamente pieno di  verbi ausiliari: dire, fare, potere… Ma conosco gente che in sessanta minuti farebbe appena un capoverso, non tre colonne”.  Aggiungeva: ”E poi la chiave del mio fondo è l’attualità, la tempestività”.

La “”Notte”, giornale moderato, vendeva parecchio anche a Sesto San Giovanni, la “Stalingrado d’Italia”. Era popolare  pure tra gli operai dei grandi complessi industriali che sorgevano nell’area nonostante la posizione di destra del suo direttore. Forse perché giudicavano il suo direttore un professionista che sosteneva onestamente le sue idee, con
carattere, senza piaggeria verso il potere, e  anche senza paure. Egli proseguì nella sua linea anche quando le Brigate Rosse cominciarono a gambizzare e ad uccidere giornalisti e personaggi appartenenti alla società civile.

nino nutrizio elda lanzaQuello praticato da Nutrizio e dai suoi redattori  era un tipo di giornalismo ricco di  venature romantiche. Quando  attorno a mezzogiorno uscivano dalla  tipografia le prime copie della “Notte”, in via Antonio da Recanate era un rombare di motori: partivano i portatori in motoretta, e i furgoni diretti ai treni o alle edicole di periferia. Non erano pochi i lettori   che davanti al chiosco all’angolo tra la piazza della Stazione e la via Vitruvio, attendevano per acquistare il giornale fresco di stampa e per leggere quello che
aveva scritto “el Nutrisio”.

Io stesso, ancora ragazzino, ricordo che nella popolare zona di San Siro, dove sono nato e cresciuto, ogni pomeriggio verso le 17 i pensionati e i commercianti aspettavano davanti all’edicola l’arrivo del furgone con il giornale. Molti di coloro che uscivano dall’ufficio ne compravano subito una copia per leggerlo nel tram che li riportava a casa. Ricordo, ero un bambino, che il 12 dicembre 1969, giorno della strage di Piazza Fontana, l’edizione straordinaria della “Notte” andò esaurita in pochi minuti.

Nel suo periodo d’oro, il foglio usciva in tre edizioni, nonostante uno staff  redazionale piuttosto striminzito. Anche di questo elemento il direttore andava orgoglioso. Soleva dire: “Coi redattori della “Notte” si possono fare cinque grandi settimanali, mentre coi redattori di cinque grandi settimanali non si potrebbe fare la Notte”.Spiegava:“Perché i redattori dei grandi settimanali si sentono tutti professionisti.  Nessuno di loro accetterebbe di fare il giro telefonico degli ospedali, di andare ai commissariati, di faticare, di faticare”. Non va dimenticato che egli fu un talent-scout. Nel suo giornale si formarono
professionisti che poi si affermarono in altre testate.

telealtomilanese la notte edizione vareseL’avvento della televisione (soprattutto dei telegiornali)  ed anche le difficoltà che con il diffondersi della motorizzazione incontravano i furgoni per raggiungere le edicole della periferia delle grandi città,  misero in crisi tutti i quotidiani del pomeriggio, e non solo quelli italiani. Ad uno ad uno cominciarono a chiudere i battenti. Il prestigio di Nino Nutrizio, e la credibilità che si era conquistato il suo foglio,  ritardarono di molto il sopraggiungere delle difficoltà per la “Notte”. Ma l’inizio del 1970 fa segnare un’ inarrestabile emorragia di copie:dalle 250 mila degli anni Sessanta, il giornale  si riduce a 50.000. Nel gennaio del 1979, dopo ventisette anni d’ininterrotta direzione (riuscì a battere il record di Luigi Albertini al “Corriere della Sera”), anche  per Nino Nutrizio suona l’ora della resa.

Dopo di lui, alla guida della testata  si alterarono Pietro Giorgianni, Cesare Lanza e Massimo Donelli. Chiuse  i battenti a metà degli anni ’90. Fu “resuscitato”  nel 1997 ma solo per  pochi mesi.

Quanto al fondatore, egli  lasciò Milano per trasferirsi nella sua casa fiorentina di Bagno di Ripoli mantenendo rapporti di collaborazione con alcune testate. Solo negli ultimi tempi, quando si fece inesorabile il male che lo porterà alla morte, egli rinunciò a scrivere. Morì a Firenze il 20 aprile 1988. Incisivo il giudizio che diede di lui Indro Montanelli: “Un uomo a caldo in questo mondo di pesci Findus”.

(da L’opinione della domenica online – Domenica 06/Lunedì 07 luglio 2003 – Anno VIII, numero 153  e domenica 13/lunedì 14 luglio 2003 – Anno VIII, numero 159)

 

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